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Leggende della città fumante: Oria

Leggende della città fumante: Oria

Situata nel territorio collinare del Salento, Oria in provincia di Brindisi, deve parte della propria fama al castello

svevo, realizzato per ordine dell’imperatore Federico II nella parte più alta della città tra il 1225 e il 1223.

Ma qual è la particolarità che rende questo castello un’attrattiva turistica? Cosa si cela dietro le sue mura? Due sono le leggende più diffuse tra i compaesani.

 

Una delle due narra di una bellissima giovane dal cuore gentile di nome Bianca Guiscardi, vittima di numerose invidie che, non per sua volontà, attirò la simpatia di un potente signore tramutatasi ben presto in ossessione. La ragazza rifiutò l’uomo numerose volte, ma la sua ossessione fu tale da portarlo a tendere una trappola a questa, coinvolgendo dei mercenari nel suo losco piano: l’avrebbe avuta ad ogni costo. Bianca fu avveduta e riuscì a fuggire nel castello, ma quel mostro dalle fattezze umane continuò a seguirla, attraversando con la sua spada chiunque lo avrebbe ostacolato. Infine la donna vedendosi senza via di fuga e avvertendo il peso dell’uccisione di numerosi uomini a causa sua, scelse di pugnalarsi al cuore pur di non concedersi a quell’assassino. Da allora, si dice che un bellissimo fantasma farebbe comparsa nel castello con aria curiosa per poi svanire subito dopo esser stato notato.

 

La seconda leggenda, riguarda invece le origini del castello. Si erano riscontrate non poche difficoltà nell’edificarlo, e le sue fondamenta, non erano sufficientemente resistenti. Gli oracoli suggerirono che fosse necessario il sangue di un’anima innocente per poterlo erigere, così venne strappata da sua madre una neonata, che a detta di alcuni cittadini venne seppellita nelle fondamenta, a detta di altri, il sangue della piccola venne utilizzato per cospargere le mura del castello. La madre, straziata sentenziò sul paese: “Possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore esasperato”. Ciò spiega ad oggi, il motivo per cui la città sia spesso avvolta da una leggera nebbia.

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Anna Telera