La storia
Passeggiando tra scavi e rovine dell’area archeologica presso la Basilica di Siponto, la fragranza vi avvolge e, per forza di cose, in quel luogo così bucolico, rapiti da odori e tesori che vi si parano dinanzi ad ogni passo, non potete non trovarvi catapultati indietro di secoli.
Fondata nel II secolo a.C. la città ha conosciuto il suo massimo splendore durante il periodo romano, quando divenne il maggiore porto della Puglia settentrionale, ma prima dei romani qui vivevano i Dauni, un’antichissima civiltà insediata nel nord della Puglia. Secondo la leggenda, infatti, Siponto fu fondata dall’eroe omerico Diomede che sposò la figlia del re Dauno Evippe.
Viene distrutta da un terremoto nell’alto medioevo e abbandonata per la costruzione di una nuova città in un’area vicina, l’attuale Manfredonia appunto.
L’area archeologica di Siponto
L’area archeologica si trova a circa 2 km dal centro di Manfredonia, in uno spazio in cui domina la cattedrale di Santa Maria di Siponto, splendido esempio di architettura romanica pugliese. Proprio alla destra della chiesa troviamo infatti i resti di una basilica paleocristiana, a tre navate con pavimento a mosaico. E’ possibile osservare ancora alcune colonne e capitelli e tracce della decorazione musiva.
All’interno del parco archeologico inoltre troviamo i resti dell’insediamento romano, con alcune parti dell’anfiteatro e porzioni dell’antica cinta muraria. Nell’area sono anche visibili alcuni ipogei risalenti al III secolo d.C. e alcune sepolture di epoca medievale.
Nel 2016 per valorizzare il parco archeologico è stato interpellato un giovane artista milanese, Edoardo Tresoldi, che ha realizzato una “leggerissima” e quasi impercettibile struttura metallica permanente e alta circa 14 metri a richiamare idealmente i volumi dell’antica basilica paleocristiana in continuazione con l’attigua cattedrale medievale.
Il mistero del sarcofago solitario di Siponto
Immaginate di essere a spasso tra i viali di Siponto e di imbattervi in una bara abbandonata. Come reagireste? Sicuramente restereste un po’ interdetti e cerchereste di capire a chi appartiene. Potrebbe sembrare una follia ed invece la bara a Siponto c’è davvero e giace abbandonata, secolo più… secolo meno, da circa duemila anni, nella più totale indifferenza.
Eppure, la bara non è affatto nascosta. A spiccare è il suo coperchio che si presenta come un grosso masso trapezoidale adagiato a terra accanto al canale delle acque alte, in Viale degli Ipogei, tra lo Sporting Club e la pineta. E con buona probabilità, come spiega anche il presidente dell’ArcheoClub di Siponto, Aldo Caroleo, sottoterra vi sarebbe il resto del sarcofago ed addirittura al suo interno potrebbe esserci ancora il corpo del defunto (o della defunta).
Se i misteri del nostro territorio vi hanno incuriosito, sarete impazienti di leggere il prossimo articolo!